Il K-19 era un sottomarino nucleare sovietico di classe Hotel. Fu il primo sottomarino nucleare sovietico equipaggiato con missili nucleari balistici. La sfortunata serie di incidenti a cui fu soggetto[1] ispirarono il film K-19 - The Widowmaker (2002).
La costruzione del K-19 ebbe inizio il 17 ottobre 1958 e il varo avvenne l'8 aprile 1959. Già durante la fase di costruzione si erano succedute svariate morti, in quanto l'esigenza di schierare rapidamente il battello, simbolo di potenza strategica, mise in secondo piano i requisiti di sicurezza e determinò una serie funesta di avarie e malfunzionamenti. Nel corso della sua prima missione si registrò l'avaria di una delle pompe del refrigerante del reattore nucleare, che causò la fuoriuscita di materiale radioattivo e di conseguenza la contaminazione di alcuni membri dell'equipaggio. Un'avaria al circuito di raffreddamento nel luglio del 1961 determinò il surriscaldamento incontrollato del reattore. La fusione catastrofica fu evitata grazie al sacrificio di alcuni uomini dell'equipaggio che ripararono il circuito esponendosi a dosi letali di radiazioni. Un altro incidente nel 1972 determinò un incendio che causò la morte di 28 marinai. Nonostante questo ed altri incidenti, il sottomarino restò in servizio fino al 1991.[2]
Il 4 luglio 1961, al comando del Capitano di primo rango Nikolaj Vladimirovič Zateev, il K-19 aveva condotto delle esercitazioni nell'Atlantico settentrionale nei pressi dell'isola di Jan Mayen. Terminata l'esercitazione il K-19 si diresse verso la zona operativa assegnata ma nel corso del viaggio si verificò un'avaria dell'impianto di raffreddamento del reattore nucleare che costrinse il sottomarino ad emergere. Il guasto venne riparato con mezzi di fortuna da alcuni membri dell'equipaggio che rimasero tuttavia contaminati dalle radiazioni. Il comandante, rifiutata un'offerta di aiuto proveniente da un cacciatorpediniere statunitense che li aveva localizzati, venne in seguito soccorso da un altro sottomarino sovietico, il'S-270. L'equipaggio del K-19 venne evacuato e il sottomarino venne trainato alla base. Dopo esservi giunto, il K-19 contaminò una zona di 700 metri di raggio. I reattori danneggiati vennero rimossi e sostituiti, una procedura che durò due anni. Durante questo periodo si registrarono ulteriori contaminazioni da radiazione nell'ambiente circostante e tra i lavoratori.
Durante il processo di riparazione venne scoperto che il guasto era stato causato da una goccia di elettrodo da saldatura, caduta nel circuito di raffreddamento primario del reattore di poppa dopo la sua costruzione. Il K-19 tornò nella flotta, con il nuovo soprannome di "Hiroshima".[senza fonte]
L'incidente non piacque ai vertici di Mosca: Il comandante venne processato e sebbene assolto non gli venne assegnato il comando di alcun battello. Fu inoltre dato l'ordine di mantenere la segretezza assoluta sul disastro, che venne reso pubblico solo 28 anni dopo. Nonostante l'eroismo dimostrato da alcuni membri dell'equipaggio, non venne data alcuna medaglia ad ufficiali e marinai, poiché l'eroismo non era dovuto ad azione di guerra[3].
Il 1º febbraio 2006 l'ex Presidente dell'Unione Sovietica Michail Gorbačëv propose, in una lettera al Comitato del Nobel, che l'equipaggio del K-19 venisse nominato al Nobel per la Pace, per le azioni condotte il 4 luglio 1961. Nel marzo 2006 Nikolaj Zateyev venne nominato formalmente per il premio.
Il K-19 era alimentato da 2 reattori VM-A di tipo PWR (reattori ad acqua pressurizzata).
Molti membri ricevettero una dose letale di radiazioni durante le operazioni di riparazione del sistema di raffreddamento del reattore numero otto. Morirono nel giro di tre settimane al massimo per via delle radiazioni assorbite.
Nome | Grado | Dose di radiazione | Data di morte |
---|---|---|---|
Boris Korchilov | Tenente | 5400 rem[4]= 54 Sv (Sievert)[5] | 10 luglio 1961 |
Boris Ryzhikov | Capo Staršiná | 720 röntgen = 8,6 Sv | 25 luglio 1961 |
Yuriy Ordochkin | Staršiná, prima classe | 990 röntgen = 11 Sv | 10 luglio 1961 |
Evgeny Kashenkov | Staršiná, seconda classe | 845 röntgen = 10 Sv | 10 luglio 1961 |
Semyon Penkov | Marinaio | 890 röntgen = 10 Sv | 18 luglio 1961 |
Nicolai Savkin | Marinaio | 930 röntgen = 11 Sv | 13 luglio 1961 |
Valery Charitonov | Marinaio | 935 röntgen = 11 Sv | 15 luglio 1961 |
Yuriy Povstyev | Capitano Tenente, Comandante della divisione di manovra |
629 röntgen = 7,5 Sv | 22 luglio 1961 |
Molti altri membri dell'equipaggio assorbirono dosi di radiazioni al di sopra della soglia di sicurezza. Vennero seguiti dal professore Volynskiy che li sottopose a trapianto di midollo e trasfusioni di sangue. Tali cure salvarono, tra gli altri, il tenente capo Mikhail Krasichkov e il capitano di terza classe Vladimir Yenin, che assorbirono dosi di radiazioni normalmente considerate letali. Per motivi di segretezza la diagnosi ufficiale non fu avvelenamento da radiazioni, ma sindrome asteno vegetativa.
La conseguente tragedia a livello internazionale ispirò anche la regista Kathryn Begelow per la realizzazione del film omonimo del 2002 interpretato da Harrison Ford e Liam Neeson. Per ricreare più verosimilmente possibile l'interno del sottomarino si fece uso di un esemplare della classe Juliett di qualche anno più recente.
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